Realismo passionale per la storia d’amore e odio dipinta dal Bardo inglese. Celebrazioni shakespeariane al Teatro San Carlo con la messa in scena lo scorso mese del balletto Romeo e Giulietta. Su musiche di Sergej Prokof’ev, il titolo ha visto Orchestra e Corpo di Ballo del Massimo napoletano impegnati nella versione sovietica curata per l’occasione da Mikhail Lavrovskij, figlio del coreografo Leonid Lavrovskij (1905-1967) che lo presentò nel 1940 al Kirov di Leningrado (attuale Mariinskij di San Pietroburgo, n.d.r.).
Nell’allestimento del Teatro dell’Opera di Roma che richiama affreschi e tinte del Quattrocento italiano e con la bacchetta di Aleksej Bogorad, lo spettacolo ha visto nei ruoli degli amanti di Verona le star di due teatri pietroburghesi, quali Leonid Sarafanov, principal del Mikhailovskij, e Olesja Novikova, prima solista del Mariinskij, alternarsi alla ‘coppia di casa’, da noi ammirata, composta da Alessandro Macario e Anbeta Toromani.
Assente al Teatro San Carlo dal 2003, in cui venne presentata la versione di Kenneth MacMillah – preceduta da quella di John Cranko nel 1997, Romeo e Giulietta torna così nella Sala del Niccolini secondo le coloriture più prossime all’originale sovietico.
Fondamentale per lo sviluppo del realismo socialista in danza dando all’epoca forma compiuta al dramabalet, questa versione curata dal figlio in ossequio al padre colpisce per la consequenzialità dell’andamento narrativo, limpido e chiaro, il forte pathos dei momenti salienti e il rapporto scena/controscena.
Velari e cortine sono gli strumenti per definire differenti piani scenici in cui si consumano, avvolte in contemporanea, momenti drammatici legati tra loro. La couleur locale “italiana”, da noi italiani percepita però più alla “napoletana”, è data dall’uso copioso di vivaci tarantelle di gruppo con tanto di tamburelli e mandolini per accompagnare i solisti. L’infelice e tragica vicenda dei due innamorati brilla fulgida in contraltare con la greve tenzone tra Montecchi e Capuleti, enfatizzata nei passi armati dove si incrociano le spade e nei lunghi e mesti cortei funebri.
Lirici negli slanci e precisi nell’esecuzione, Macario e Toromani hanno fatto vibrare in maniera intensa il susseguirsi di emozioni e palpiti accompagnati da un ensemble sancarliano vivo e caloroso, preparato appieno dal maître de ballet Lienz Chang. Il carisma e le personalità della bella compagine maschile ci hanno conquistati. Degni di nota, infatti, sono stati il vigore interpretativo del Tebaldo di Edmondo Tucci con i virtuosi e scattanti Carlo De Martino e Salvatore Manzo in Mercuzio e Benvolio, come il seducente Stanislao Capissi nel ruolo di Paride.
Per una storia che non conosce confini geografici, in quanto universale nel segno della passione, queste celebrazioni al Teatro San Carlo con Lavrovskij riportano Shakespeare ‘al popolo’, motore del tutto in passato come in futuro.
Didascalie immagini
- Anbeta Toromani e Alessandro Macario in Romeo e Giulietta (cor. M. Lavrovskij) (© Francesco Squeglia/Teatro di San Carlo)
- Anbeta Toromani e il Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo in Romeo e Giulietta (cor. M. Lavrovskij) (© Francesco Squeglia/Teatro di San Carlo)
- Anbeta Toromani e Alessandro Macario in Romeo e Giulietta (cor. M. Lavrovskij) (© Francesco Squeglia/Teatro di San Carlo)
- Anbeta Toromani e Alessandro Macario in Romeo e Giulietta (cor. M. Lavrovskij) (© Francesco Squeglia/Teatro di San Carlo)
In copertina:
Anbeta Toromani e Alessandro Macario in Romeo e Giulietta (cor. M. Lavrovskij)
[particolare]
(© Francesco Squeglia/Teatro di San Carlo)
Romeo e Giulietta
Balletto in tre atti
libretto Leonid Lavrovskij, Sergej Prokof’ev, Adrian Piotrovskij e Sergej Radlov dalla tragedia di William Shakespeare
musica Sergej Prokof’ev
coreografia Mikhail Lavrovskij da Leonid Lavroskij
direttore Aleksej Bogorad
luci Il’dar Bederdinov
Orchestra e Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo
Allestimento del Teatro dell’Opera di Roma
dal 21 al 28 giugno 2016
Teatro di San Carlo, Napoli