Quando, il 12 ottobre 1492 fu avvistata la terra, dopo una lunga navigazione e con le speranze che erano ormai ridotte al minimo, l’incontro con l’altra parte del mondo si limitò alla scoperta di un’isoletta, battezzata con il nome di San Salvador, e che oggi appartiene all’arcipelago delle Bermude. Cristoforo Colombo, dal momento che si trattava di una piccola isola priva di risorse e di ricchezze, fece proseguire la navigazione verso una realtà più consistente, convinto di essere sul punto di raggiungere le coste della Cina. Altre isole toccate nei giorni successivi furono tutte scrupolosamente battezzate dal navigatore con i nomi che vennero riportati poi nella relazione ufficiale redatta in Spagna dopo il suo ritorno. Giunto all’isola che denominò Giovanna (Juana), Colombo iniziò a costeggiarla: “avanzai alquanto lungo il lido verso occidente. Poiché la vidi grandissima, non avendovi trovato limite alcuno, tanto da crederla non già un’isola ma una provincia continentale del Catai … proseguii sperando di trovare qualche città o villaggio”. La sera del 27 ottobre le sue navi gettavano l’ancora nella baia di Bariay, sulla costa nord orientale di Cuba, quella che Colombo aveva battezzato Isla Juana.
1 baia di bariay cristoforo colombo a cuba 1492-foto donata brugioni
Si apriva davanti ai suoi occhi una baia verdeggiante, che nel diario di bordo, alla data del 28 ottobre 1492 il navigatore descriveva con toni entusiastici: “quest’isola è la più bella che occhi umani abbiano mai veduto”. Alcuni membri dell’equipaggio, inviati a esplorare l’entroterra, trovarono solo un povero villaggio. Così, la navigazione verso ovest riprese, seguendo la costa fino a quando le navi arrivarono a un’ampia insenatura, che offriva un approdo sicuro e abbondanza di acqua, vicina com’è alla foce di due fiumi.La foresta tropicale che si spinge fino sulla spiaggia, è sovrastata dal tronco di cono del monte El Yunque “una montagna di forma squadrata, che assomiglia a una fortezza”, come la descrisse Colombo; in realtà si trattava della montagna sacra per gli indios Taino, che abitavano la zona.
2 baia di baracoa e monte el yunque-foto donata brugioni
Qui, lungo la riva della baia che Colombo denominò Porto Santo, il 1 dicembre 1492 il navigatore piantò una croce in legno, la prima sul suolo del Nuovo Mondo. La tradizione la identifica con la venerata Cruz de la Parra, custodita nella cattedrale della cittadina di Baracoa: gli studi recentemente condotti hanno confermato che il legno da cui è ricavata risale effettivamente alla fine del XV secolo, e il pannello esplicativo posto a lato della croce ne attesta l’autenticità, rivendicando che essa “rappresenta un patrimonio della storia universale e un bene culturale che, con orgoglio, il popolo di Baracoa continuerà a conservare per l’umanità. La Santa Cruz de la Parra costituisce una delle reliquie più importanti della sua epoca poiché è l’unica esistente tra le 29 croci piantate da Colombo nei suoi viaggi in America”.
3 santa cruz de la parra cattedrale di baracoa-foto donata brugioni

Colombo proseguì la sua esplorazione dirigendosi verso l’isola che chiamò Hispaniola (Haiti), dove si fermò prima di tornare in Europa e dove fondò il primo insediamento, la città di Santo Domingo. Nel secondo viaggio verso il nuovo mondo, iniziato nel settembre 1493, le sue navi costeggiarono quasi tutta la parte meridionale dell’isola di Cuba, da est a ovest, ma l’ammiraglio decise di tornare indietro quando mancavano solo cento miglia a doppiare l’estremità occidentale dell’isola: Colombo si era ormai convinto di essere arrivato al continente asiatico, e il 12 giugno 1494, dopo aver fatto firmare a tutti i membri degli equipaggi un giuramento con il quale si dichiarava di aver raggiunto le Indie, fece invertire la rotta.
4 monumento a cristoforo colombo a baracoa-foto donata brugioni
Nel 1511, una spedizione di 300 uomini agli ordini di Diego Velazquez de Cuéllar – della quale faceva parte anche il giovane Hernán Cortés – partiva da Hispaniola diretta a Cuba, dove fondava nell’estrema propaggine orientale la prima città dell’isola, Baracoa (che nella lingua locale significa Luogo delle acque). Per soli tre anni Baracoa rimase capitale di Cuba: nel 1515 veniva fondata Santiago, in posizione strategica al centro dell’isola, che le subentrava nello status di capitale. Nell’oriente cubano si era rifugiato un gruppo d’indigeni, fuggiti da Haiti affrontando l’oceano su fragili piroghe, per sottrarsi alla carneficina che gli spagnoli stavano perpetrando ai danni dei nativi. Alla loro guida era un capo indio di nome Hatuey, che organizzò a Cuba la resistenza dei locali Taíno. Sconfitto e catturato, Hatuey venne condannato al rogo; narra la cronaca scritta dal frate Bartolomé de las Casas che prima di eseguire la sentenza, fu proposto ad Hatuey di convertirsi al cristianesimo per poter andare in Paradiso. Hatuey chiese se anche gli spagnoli andassero in Paradiso, e avendo ricevuto assicurazione in tal senso, dichiarò che preferiva andare all’Inferno, per non stare insieme a gente così cattiva. Nel riferire l’episodio, Bartolomé de las Casas, commentava: “Questi sono la fama e l’onore che Dio e la nostra religione si sono guadagnati grazie ai cristiani che sono andati nelle Indie”. Sulla piazza principale di Baracoa, nel luogo dell’esecuzione, un busto di Hatuey commemora quello che è considerato il primo eroe nella lotta dell’indipendenza dell’isola.
5 busto di hatuey a baracoa-foto donata brugioni
Baracoa, perduto il suo ruolo e anche a causa della posizione periferica, decadde rapidamente e rimase isolata per secoli, raggiungibile solo per mare, tanto che la strada che la collega al resto dell’isola fu realizzata solo nel 1964. Lontana da tutto, e per le numerose grotte lungo la costa che offrivano nascondigli sicuri, a lungo l’area fu dominio incontrastato di bucanieri e contrabbandieri, contro i quali poco poterono le tre fortezze costruite dagli Spagnoli nel Settecento e nell’Ottocento: il Castillo de Seboruco, posto in alto a dominare la baia di Porto Santo, il Fuerte Matachin – oggi sede del Museo Civico – e il vicino Fuerte de la Punta, costruiti proprio sulla riva dell’oceano.
6 baracoa dal castillo de seboruco-foto donata brugioni
Il secolare isolamento ha fatto di Baracoa un luogo particolare, sul quale circolano oscure leggende e storie di personaggi misteriosi: ridotta quasi a una città-fantasma per il progressivo spopolamento nel corso del Seicento, divenuta luogo di deportazione per i rivoluzionari indipendentisti nei secoli successivi, spregiata dal resto dei cubani che considerano i suoi abitanti “brutti, sporchi e cattivi”, Baracoa ha conservato l’aspetto delle origini, con le strade affiancate da casupole a un piano, costruite quasi esclusivamente in legno, che le conferiscono un’atmosfera particolare, diversa da quella di ogni altra città cubana.
7 le vie di baracoa-foto donata brugioni
Vicino alla cattedrale, una statua ricorda il misterioso Pelù (così soprannominato per l’incolta chioma), un viandante-eremita che alla fine dell’Ottocento, scacciato dagli abitanti, lanciò contro la città un anatema (la maledizione del Pelù) al quale ancora si dà credito: a Baracoa, città maledetta, per quanti buoni progetti si possano fare, nessuno verrà mai realizzato. La statua del Pelù, che lo immortala nel suo peregrinare con una bisaccia sulla spalla e i lunghi capelli al vento, figura su un angolo della via principale di Baracoa, frutto di un esorcistico tentativo di riconciliazione fra la comunità locale e l’inquietante personaggio (alla sua storia, corredata da una grande foto che lo ritrae scarmigliato e con le vesti lacere, è dedicata una vetrina nel Museo Civico di Baracoa).
8 casupole multicolori di baracoa sull oceano-foto donata brugioni
Sulla piazza centrale, nel neoclassico palazzo del Poder Popular ha sede l’amministrazione comunale; l’orologio che campeggia sul frontone, fermo, con le cifre del quadrante in parte cancellate – con la posizione delle lancette determinata solo dalla forza di gravità – appare l’emblema di un luogo dove il tempo è una dimensione non misurabile con la banale ovvietà degli strumenti comuni.
9 orologio del poder popular di baracoa-foto donata brugioni

Didascalie immagini

  1. Baia di Bariay: Cippo commemorativo dello sbarco di Cristoforo Colombo a Cuba nel 1492 (© Donata Brugioni)
  2. Veduta della baia di Baracoa con il monte El Yunque (© Donata Brugioni)
  3. La Santa Cruz de la Parra custodita nella cattedrale di Baracoa (© Donata Brugioni)
  4. Monumento a Cristoforo Colombo a Baracoa (© Donata Brugioni)
  5. Busto di Hatuey a Baracoa (© Donata Brugioni)
  6. Veduta di Baracoa dal Castillo de Seboruco (© Donata Brugioni)
  7. Per le vie di Baracoa (© Donata Brugioni)
  8. Aggrappate alla nera scogliera, le casupole multicolori e composite di Baracoa appaiono come relitti gettati sulla riva dalle onde tumultuose dell’oceano (© Donata Brugioni)
  9. L’orologio del Poder Popular di Baracoa (© Donata Brugioni)

In copertina:
Aggrappate alla nera scogliera, le casupole multicolori e composite di Baracoa appaiono come relitti gettati sulla riva dalle onde tumultuose dell’oceano
[particolare]
(© Donata Brugioni)